Castello di Branduzzo
o
Castello Botta Adorno
Regione Lombardia
Provincia di Pavia
Comune di Castelletto di Branduzzo
Documentazione fotografica
Descrizione
Tipologia:
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Castello visconteo di pianura.
Struttura:
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Si tratta di un maestoso complesso medievale, con due torri minori che seguono il modello del castello visconteo e due torri maggiori ispirate all’architettura
rinascimentale lombarda degli Sforza, in cui si trovano grandi scuderie, un ampio giardino, un porticato e vasti edifici agricoli che, ai tempi, era un piccolo
centro abitato, dove vivevano centinaia di persone.
Conservazione:
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Bersaglio di ripetuti vandalismi e saccheggi, il complesso, di proprietà delle famiglie Parrocchetti Piantanida e Guidobono Cavalchini, necessiterebbe di interventi
mirati per poter aprire al pubblico.
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La sua imponenza, il suo passato, il parco, gli alberi, il verde e ... purtroppo la decadenza, la devastazione e l’abbandono ne fanno un luogo quasi dimenticato.
Storia:
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Il Castello sorge tra Pavia e Voghera, nella zona dove una volta
si svolgeva la coltivazione del gelso e l’allevamento dei bachi da seta, sostituiti in seguito dalla coltivazione dei cereali.
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Dal 1298 il castello è gestito dalla nobile famiglia Botta, che nei primi secoli
paga una somma al proprietario, con l’obbligo di mantenere in buono stato la concessione.
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Intorno al 1400 il territorio viene acquisito definitivamente dai Botta che fanno modificare profondamente il castello, conservando però le torri squadrate e le solide
mura con le splendide decorazioni nell’entrata principale.
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Nel 1489, nel castello si tiene il banchetto di nozze di Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza.
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Nel Rinascimento Bergonzio Botta, tesoriere generale del ducato di Milano, con l’aiuto di Leonardo Da Vinci suo grande amico, si impegna in una serie di opere di
deviazione del Po, le quali non solo danno a Bergonzio una grande fama, ma gli permettono di avere in cambio cospicui riconoscimenti economici e parecchi terreni.
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La famiglia Botta, grazie a una serie di matrimoni, si imparenta con la potente famiglia genovese degli Adorno,
ma nel 1634 si estingue.
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Attualmente il castello è di proprietà dei conti Parrocchetti Piantanida.
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La cronica mancanza di fondi per la manutenzione provoca, da almeno
trent’anni,
l'inarrestabile decadenza del complesso.
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Il degrado del castello è aggravato da una serie di furti e atti vandalici, come lo strappo dei preziosi tondi quattrocenteschi di terracotta, spesso citati nei
manuali di architettura.
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Questo è un luogo davvero ricco di storia, popolato sino a pochi decenni fa, un piccolo mondo racchiuso tra mura, un luogo che merita di essere salvato perché
racconta di una lunga vita.
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