Castello di Montemagno
Regione Piemonte
Provincia di Asti
Comune di Montemagno
Documentazione fotografica
Piazza d'armi
Le segrete
* Si intravvede lo stemma di alessandro Magno
Il pozzo
L'ovale interno
Planimetria Castello:
Descrizione
Tipologia:
Conservazione:
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In ottimo stato di conservazione, l'aspetto attuale del Castello di si deve alla ristrutturazione avvenuta nei primi decenni del XVIII secolo.
Struttura:
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La costruzione ha pianta quadrangolare, è coronata da merlature ghibelline e cortile interno di forma ellittica, due torri laterali delimitano il fronte principale.
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I muri a scarpa, che assecondano l'altimetria del terreno sul quale poggia l'edificio, sono ciò che rimane del primitivo castello che doveva essere una possente rocca
più che una residenza signorile.
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Osservato dall' esterno, il castello rivela chiaramente strutture antiche e successive opere di ricostruzione.
Origini:
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Il toponimo del luogo, fin dall'anno 974 è "loco Muntemagni", il che
porta a derivazioni contendenti:
- munte magni (monte grande) dalla posizione dominante del primitivo
castello, rocca praticamente imprendibile,
- dal nome di Carlo Magno, il cui stemma è
presente in vari settori del castello,
- o dall'integrazone dei due nomi (Monte e Magno (Carlo)).
Storia:
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Nel XII secolo è zona d'influenza del vescovo di Asti.
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Nel 1164 Montemagno è ceduto da Federico Barbarossa al marchese di Monferrato.
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Nel 1290 il comune di Asti, per impdronirsene, data l’importanza strategica del luogo, attacca e sconfigge il marchese Guglielmo VII, che nella ritirata distrugge
rocca e abitato.
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Nel 1342 il castello e la giurisdizione di Montemagno sono venduti dal comune di Asti alla famiglia dei Turco.
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La guerra del Monferrato contro i Visconti porta i primi a richiedere soccorso ad Amedeo VIII duca di Savoia, il che sposta buona parte del Monferrato
sotto l'egemonia di questo casato, al quale Montemagno giura fedeltà nel 1435.
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Nel XVI secolo, dopo la guerra di successione del Monferrato, Montemagno è tra i territori annessi al ducato di Mantova e viene dato in feudo a Francesca
della Cerda (1549).
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Nel 1669, la famiglia Callori ne diventa proprietaria.
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Oggi l'edificio è di proprietà dei conti Calvi di Bergolo.
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