Castello di Monastero Bormida
Regione Piemonte
Provincia di Asti
Comune di Monastero Bormida
Documentazione fotografica
Il lato sud
Il lato sud, a destra si intravvede il il "Puntet" con la porta d'entrata al paese.
Il lato est
Il lato nord
Gli interni
La loggetta rinascimentale
Il campanile in sasso
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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Il castello nasce come monastero di cui la attuale torre era il campanile.
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Nel corso del XV secolo dai marchesi del Carretto viene aggiunta una prima struttura difensiva a cui fanno seguito successive ristrutturazioni ed ampliamenti,
tra cui l'arco di epoca medioevale che unisce il castello alla torre.
Struttura:
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Il castello è una struttura monolitica quadrangolare con cortile interno, protetta da due torri quadrate di dimensioni diverse poste sul lato sud e una torre
semicircolare sul lato nord-est, sul lato nord un torrione esterno (ex campanile), collegato al complesso da un piccolo ponte sospeso.
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L'edificio si colloca attualmente nella piazza inferiore del paese, alla quale si accede salendo per una caratteristica alzata a ponte (il Puntet) attraverso
una delle porte di ingresso dell'antica cinta muraria.
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Il prospetto sud è composto da una serie di strutture coordinate costruite in epoche diverse, tra i quali spicca una loggetta rinascimentale a due arcate con
colonnina centrale in pietra.
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Il lato nord, sulla piazza del torrione, presenta, a coronamento del muro, una sottile parete a mattoni pieni con fregio geometrico in rilievo.
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Il lato est, la facciata principale, rivela una completa rielaborazione seicentesca, fregiata da imponenti lesene di gusto barocco.
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L'interno è una successione di ampie camere con pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera, alcuni dei quali affrescati a motivi floreali e geometrici
o con figure femminili e mitologiche.
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Il secondo piano è raggiungibile attraverso due diverse scale: una principale a duplice rampa, che conduce all'appartamento, oggi abitazione privata.
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I sotterranei, raggiungibili da varie entrate direttamente aperte sul cortile interno, sono caratterizzati dalla fusione di elementi architettonici diversi,
fra i quali risaltano le pavimentazioni e i soffitti a crociera della fine del XIV secolo.
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All’interno, soprattutto nelle stanze del piano nobile, si conservano pregevoli pavimenti a mosaico e delicati affreschi.
Conservazione:
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Il primo intervento importante di cui si abbia notizia certa risale agli anni 1394-1405, quando i marchesi Antonio e Galeotto Del Carretto sostengono ingenti
spese per fortificare il paese.
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È presumibile che in quell'occasione sia stata operata la più profonda trasformazione dell'edificio, mutandone sostanzialmente la forma.
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Il risultato attuale si raggiunge però solo dopo rimaneggiamenti barocchi e rinascimentali, non tali comunque da stravolgere nei caratteri fondamentali la
linea tardo-trecentesca conferita dai Del Carretto.
Storia:
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Il Monastero fondato intorno al 1050 da un gruppo di monaci benedettini provenienti da San Benigno Canavese (abbazia di Fruttuaria),
chiamati da Aleramo marchese del Monferrato per dissodare e seminare le terre devastate dalle invasioni dei Saraceni.
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Saraceni che, provenienti dalla Provenza, presso Saint-Tropez, scesero in Piemonte attraverso le Alpi e dopo aver distrutto il monastero di San Dalmazzo di Pedona
(l'odierna Borgo San Dalmazzo) e quello di San Pietro di Ferrania, misero a ferro e fuoco il contado di Bubbio e giunsero fin sotto le mura di Acqui, dove, nel secolo IX,
furono sconfitti.
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Nacque così la divisione del Basso Piemonte in tre Marche (Aleramica, Arduinica, Obertenga), con a capo un Marchese.
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Monastero fu compreso nella Marca Aleramica, i cui successori si trovarono a governare un ampio territorio completamente saccheggiato: tutta la valle Bormida è definita
dai documenti dell'epoca come "deserta loca" (terre deserte, desolate) o Marchesato del Vasto, cioè della terra devastata.
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Fu allora che nacque l'idea di chiamare i monaci affinché prendessero il posto delle vecchie mansiones romane, specie di grandi latifondi con una villa, cioè una
casa colonica e una cappella divenuta poi pieve perché vi si riuniva la plebe, il popolo.
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I monaci edificarono la torre campanaria, la chiesa (che sorgeva dove ora c'è l'arco di congiungimento al castello), il monastero e il ponte.
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Il castello attuale corrisponde appunto al sito dell'originario monastero, di cui restano soltanto la torre campanaria e pochi tratti murari, in particolare quelli
prospicienti la piazza della torre.
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Nel 1393, dopo che l'abate Alberto dei Guttuari concesse ampi privilegi e immunità a tutta la popolazione, i Benedettini abbandonarono il paese e si stanziarono
nel monastero di San Bartolomeo di Azzano d'Asti.
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Da questo momento anche per il paese "Monastero di Santa Giulia" (così chiamato sino al XVIII secolo) inizia la storia feudale, con l'investitura fatta dal papa
Bonifacio IX ad Antonio e Galeotto Del Carretto, poi confermata e resa perpetua nel 1405 da papa Innocenzo VII.
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A partire dal 1484 i Della Rovere succeduti ai Del Carretto per volere di Sisto IV e poi riconosciuti dalla casa di Monferrato nel 1589, si preoccuparono di
mantenere alla popolazione le immunità e i diritti che avevano acquisito in tempo antico, come confermano anche gli Statuti concessi dal duca Carlo II Gonzaga di
Mantova e Monferrato nel 1664.
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Nei primi anni del secolo XVII, Carlo Emanuele I di Savoia, con 8000 fanti e 10.000 cavalieri, recandosi a Cortemilia, assediata dagli spagnoli, devastò il territorio
di Monastero e ancora più funesto fu il passaggio, pochi anni dopo, del duca Vittorio Amedeo, sempre in lotta con la Spagna.
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A metà del XIX secolo casa Savoia riconferma il feudo ai Della Rovere.
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Alla fine del XIX secolo il castello è acquistato dalla famiglia Polieri di Genova, che lo vende poi al Comune, attuale proprietario.
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