Castello Spinola di Lerma
Regione Piemonte
Provincia di Alessandria
Comune di Lerma
Documentazione fotografica
Lerma: il castello con la porta di accesso
a sinistra si intravvede lo stemma degli Spinola.
Lerma: il castello visto da dentro le mura
Il ricetto di Lerma
Il castello di Lerma con a sinistra il ricetto
- visti dal fiume Piota -
La torre dell'XI secolo
vista dal ricetto
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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Il castello di Lerma, realizzato su commissione di Luca Spinola, risale alla fine del XV secolo, è costruito su una precedente struttura probabilmente dell’ XI secolo,
di cui rimangono due torri tonde, una che dà sul dirupo e l'altra trasformata nell'abside della chiesa.
Struttura:
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Il castello, riedificato dagli Spinola nel 1499, si erge su una rocca tufacea che sovrasta il fiume Piota e, all’interno della cinta muraria
tuttora presente, conserva intatto l’antico “ricetto”, primo nucleo del villaggio allora conosciuto con il nome di l’Herma.
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Lo schema costruttivo del castello è a corpo unico, simile come impianto ai castelli di Montaldeo, Mornese e Silvano d’Orba.
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Il castello ha pianta irregolare ed è difeso da due torrioni, il complesso si configura come un edificio che sta tra la rocca ed il maniero signorile.
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L’apparato difensivo, data anche la posizione quasi imprendibile, non eccede in sistemi di sicurezza.
Si nota sul mastio-torrione esterno, su cui spicca lo
stemma degli Spinola, la mancanza di caditoie tra un beccatello e l’altro e i merli fanno parte integrante delle finestre e del tetto, formando un apparato a
sporgere costruito più come elemento decorativo che militare.
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Uniche
strutture prettamente militari, oltre a quelle delle antiche torri tonde, sono le feritoie per bombardiera con a lato due aperture per fuciliera, poste sotto ogni
finestra del mastio.
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Una delle due torri cilindriche di origine medievale è stata trasformata nel ‘400 in abside della chiesa parrocchiale, conservando però la struttura militare tipica
delle torri dei castelli del Monferrato.
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Al complesso si accede attraverso una porta ad arco, anticamente dotata di ponte levatoio, che dà sulla piazza triangolare interna, nella quale si affacciano il
castello e la chiesa, portando poi per una strada in discesa alla struttura del ricetto (originariamente gli accessi erano due, uno per il castello e uno per
il ricetto).
Conservazione:
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Il castello gode di ottima salute e all’interno, i numerosi saloni, le sale ed altri ambienti, mostrano alle pareti una ricca collezione di quadri.
Completano l’arredamento mobili d’epoca e suppellettili antiche e una galleria degli stemmi degli Spinola che ancora oggi appartiene alla casata.
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Le case del ricetto sono abitate e sono state ristrutturate con gusto, rispettando le antiche origini.
Storia:
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Proprietà dei marchesi di Morbello, il feudo passa nel 1233 ai Malaspina di Genova.
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Successivamente diventa feudo di Cassano Doria, per poi passare definitivamente agli Spinola.
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Nel 1691, alla morte di Luca Spinola, il feudo perviene alla figlia Maria Vittoria moglie del marchese Francesco Grillo.
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Nel 1708 il feudo entra a far parte dei possedimenti sabaudi.
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Lerma dal 2014 è gemellata con l'omonima città del Messico.
Leggende:
Il mostro di Lerma:
- Negli scoscesi dirupi della valle del fiume Piota si dice che si aggiri un mostro, mezzo uomo e mezzo cinghiale, battezzato “Homungulatis Lermensis”, in volgare
detto “Ungumano”.
- Un antico vociare della rocca di Lerma afferma:
"Laggiù ci sono i mostri, la rocca (dirupo) è casa loro, se non li sfameremo, pian piano saliranno e ci mangeranno".
- L’antico vociare di Lerma, è oggi affisso in un cartello posto in una piazzetta del ricetto.
La leggenda delle rose d’oro:
- Una leggenda, che ancora si narra tra gli abitanti del luogo, è legata al soggiorno al castello nel 1565 di donna Isabella Corvalan, dama d’onore della regina
di Castiglia.
- Si narra che in quel tempo un gruppo di cavalieri appartenenti alla Repubblica Marinara genovese si recassero al castello per consegnare alla Regina di Spagna,
tramite donna Isabella in procinto di ritornare in patria, uno scrigno di cristallo contenente tre rose d’oro i cui petali erano tempestati di rubini rossi.
- Il dono nascondeva, nella disposizione delle pietre preziose, nel loro colore, nella loro dimensione e nel loro numero, un messaggio in grado di essere interpretato
solo dagli appartenenti ad alcuni ordini cavallereschi segreti, iniziati all’esoterismo.
- Infatti la sovrana, affiliata ad uno di essi, svolgeva un’intensa attività politica ed era da tempo in relazione segreta con la Repubblica genovese.
- Donna Isabella, visto i tempi perigliosi, mise al sicuro il dono prezioso in un nascondiglio segreto, pare, in una cavità del cortile fra il loggiato e la scala
esterna.
- In quei giorni donna Isabella fu richiamata dal Viceré spagnolo a Milano per ricevere istruzioni per il suo rientro in patria ma, per cause ancora sconosciute,
non riuscì a tornare al castello per riprendere lo scrigno, così le rose rimasero occultate nel nascondiglio.
- Per alcuni secoli le vicende di quel tempo persero importanza, finché nell’Ottocento il ritrovamento fortuito di alcuni appunti fra le pagine di un vecchio volume
risvegliò il ricordo di quei fatti, portando studiosi e non a intraprendere numerose ricerche.
- Il documento ritrovato, che non forniva indicazioni precise sul nascondiglio segreto, affermava che in un non determinato giorno di autunno inoltrato, e solo in
quel giorno, il sole verso il tramonto raggiungeva con i suoi raggi la nicchia segreta, facendo brillare i rubini che irradiavano con il loro splendore il castello
che veniva avvolto da una luce infuocata.
- In quel momento, e solo in quel momento, il vecchio maniero svelava il suo segreto, ma era questione di attimi, poi il colore si stemperava nelle rosate iridescenze
del tramonto e per un altro anno lo scrigno ritornava a dormire indisturbato.
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