Castello di Castelnuovo Scrivia
Regione Piemonte
Provincia di Alessandria
Comune di Castelnuovo Scrivia
Documentazione fotografica
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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Eretto nel XIV secolo sul luogo di una fortificazione del VI secolo e restaurato nel 1935.
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La denominazione di Castelnuovo Scrivia, o meglio “ad Scripiam”, appare per la prima volta nel 1567 quando i D’Avalos, signori di Castelnuovo, vendono il feudo ai Marini.
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In precedenza, nei periodi di sottomissione a Tortona, il paese era indicato come “Castelnuovo di Terdona”, ma assai più frequentemente compariva con la dicitura
di “Castelnovo” o di “Castro novo”.
Struttura:
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Il Palazzo Pretorio (Castello Podestarile o castello dei Torriani e Bandello), ha un porticato ogivale, bifore e arengo.
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L’interno ospita due ampi saloni impreziositi da decorazioni quattrocentesche e al piano superiore si trovano alcune sale con affreschi dei secoli XV e XVI, tra
cui una Madonna, alcuni Santi e stemmi, fra cui quello della famiglia Visconti, che ornano la Sala degli Amministratori.
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Il castello è dominato da una torre merlata, alta 39 metri.
Conservazione:
Storia:
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Gli scavi effettuati nel settembre 1983 dalla Soprintendenza ai beni archeologici nella zona di San Damiano e dopo i ritrovamenti del novembre 1991 nella piazza
centrale e del 1996 in via Torino, decretano la matrice romana del paese.
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Vi è l’ipotesi che sul territorio di Castelnuovo sorgeva l’antica Iria, di cui scrivono gli storici romani ponendola a nord di Derthona e sulle rive dello Scrivia, allora
denominato Iria.
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La nascita di Castelnuovo si potrebbe far risalire al 487 d.C., durante il periodo di dominazione degli Ostrogoti di Teodorico “in hoc anno aedificatum fuit castrum novum
ad scripiam”, ma il nucleo abitato vero e proprio sorge intorno al 500 DC.
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Il primo documento in cui viene indicato Castelnuovo è un diploma imperiale che cita una località abitata chiamata Castelnuovo, in esso il 5 novembre 979 Ottone II
conferma alla chiesa di Tortona tutti i beni e le proprietà ad essa pervenuti per legittima donazione, tra cui “Castellum quoque quod dicitur
novum”.
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All’epoca di Federico Barbarossa, Castelnuovo si trovò coinvolto nelle lotte fra Comuni e Impero, in una posizione di altalena fra Pavia (imperiale) e Tortona (lega).
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Nel 1188 i castelnovesi si rifiutarono di sottomettersi a Tortona.
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Nel 1259 i castelnovesi, ormai sottomessi ai tortonesi, fecero ampliare l’abitato, restaurare le mura e scavare fossati a spese della città dominante e inoltre vennero
loro concessi il privilegio di non pagare più tributi per l'utilizzo delle acque e la riduzione di alcuni dazi.
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Nel 1268, approfittando dell’aiuto fornito dai pavesi, il paese si ribellò a Tortona, che rispose attaccando e annullando tutte le concessioni fatte dieci anni
prima e scegliendo il nuovo podestà.
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Il 23 febbraio1305 venne firmato un documento secondo cui Castelnuovo passava sotto la signoria dei Torriani di Milano, proclamando così la fine della dipendenza
da Tortona.
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È probabile che proprio durante il governo dei Torriani e dei Bandello venisse redatta la prima stesura degli Statuti del paese, ratificati nei decenni successivi.
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Nel 1311 i Torriani furono cacciati da Milano e il ducato, con tutti i suoi possedimenti, compreso Castelnuovo, passò in mano ai Visconti.
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Nel 1321 Raimondo di Cordova, nemico dei Visconti, occupò Castelnuovo e lo affidò prima a un governatore militare e poi, nel 1332, al vescovo di Tortona.
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Nel 1339 la bassa valle Scrivia fu saccheggiata dai soldati di ventura tedeschi.
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Nel 1347 Castelnuovo fu riconquistato da Luchino Visconti e tornò a far parte del Ducato di Milano.
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Il 13 marzo del 1362 1500 soldati di ventura della “Societas Anglicorum”, guidata dal tedesco Alberto Sterz, occuparono il castello, razziando e facendo
stragi in tutti i paesi del Tortonese.
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Prima e dopo questa tragica parentesi Castelnuovo rimase sotto la potestà di Galeazzo II e successivamente di Gian Galeazzo, di cui sono ancora visibili le
insegne negli affreschi scoperti nel 1986 durante il restauro del castello e della torre.
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Di Castelnuovo è il “conte di Carmagnola”, che subì la decapitazione in piazza San Marco, a Venezia, le cui vicende furono narrate da Alessandro Manzoni.
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Con un atto del 6 aprile 1443 Filippo Maria Visconti concede al marchese Borso d’Este, il feudo di Castelnuovo e il diritto di imporre dazi e di nominare il podestà.
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Nel 1447, venne stabilita una convenzione (privilegio) fra il marchese e la comunità castelnovese, secondo cui il paese doveva pagare annualmente duemila ducati d’oro
per essere sollevato da dazi e gabelle, ad eccezione di quelle del sale e del gualdo (Isatis tinctoria – fiore usato per tingere le stoffe di blu) e l’esenzione
dall’obbligo di alloggiare le truppe di passaggio e di inviare giovani per l’esercito.
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Tra il 1447 e il 1471 (periodo estense) il borgo divenne il centro di un’area di produzione e di commercio delle erbe tintorie, che andava da Casteggio ad Alessandria
e a Novi.
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Oltre al gualdo si producevano altre erbe tintorie quali la Robbia (per il rosso) e lo Zafferano (per il giallo), vino, spade, padelle e padellini – e proprio per
questi ultimi ancora adesso i castelnovesi sono soprannominati nel circondario con l’appellativo di “padlé” (padellai).
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L’imperatore Carlo V, proseguendo nella tradizione di donare al comandante in capo dell’esercito vincitore il ricco feudo di Castelnuovo, ricompensò il marchese
Alfonso D’Avalos, vincitore a Pavia, nominandolo feudatario di Castelnuovo.
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Alla sua morte il marchese lasciò il paese nelle mani della sua vedova, Maria d’Aragona, verso la quale i castelnovesi rinnovarono il giuramento di fedeltà.
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Il primogenito di Alfonso, Ferdinando D’Avalos, non appena fu maggiorenne, il 20 giugno 1568, vendette per 90.000 lire il feudo di Castelnuovo a Gian Battista Marini,
di origini genovesi, ma di cittadinanza milanese.
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I Marini si erano arricchiti con il commercio del gualdo e ciò spiega la volontà di insediarsi nel Comune che primeggiava, sia quantitativamente che qualitativamente,
nella produzione delle cocagne.
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Proprio durante il governo di Gian Battista Marini Castelnuovo prese la denominazione “di Scrivia” anziché “di Tortona”.
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Nel 1704 e nel 1706 truppe austriache si stanziarono a Castelnuovo, requisendo viveri, bestiame e fieno, procurando così al paese gravi danni economici.
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Con l’armistizio del 1735 e la pace di Vienna del 1738 il ducato di Milano rimase all’Austria, mentre i Savoia tennero Novara e Tortona, insieme ai territori posti
sulla riva destra del Po e così Castelnuovo passò al Piemonte.
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Castelnuovo in tutti questi anni fu sempre sottoposto al governo dei Marini e Giovanna Marini, in mancanza di eredi maschi, ottenne dall’imperatrice Maria Teresa
d’Austria il possesso di tale feudo.
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La marchesa Giovanna acquisì anche il titolo di principessa grazie alle nozze col principe Giovanni Battista Centurione Scotto, membro di una antica famiglia genovese.
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Nel 1796 i francesi, guidati da Napoleone, invasero il Piemonte e cacciarono i Savoia.
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Il 17 giugno 1828 venne deciso di demolire le mura, lunghe 3.600 metri, che per la loro solidità avevano fatto di Castelnuovo una postazione militare di notevole
importanza, attirando per secoli compagnie di ventura, eserciti francesi, spagnoli e austriaci, interessati anche alla posizione strategica del castello, situato
proprio nel punto d’incontro fra la via del sale (dal mar Ligure lungo lo Scrivia) e la valle del Po.
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