Racconti & ricordi
Una casa in un paesino della riviera ligure, una grande cucina ... :
.. un ricordo di tempi trascorsi in quegli spazi,
.. una remota emozione che non sai da cosa derivi.
Flash di memoria che riaffiorano come antiche fotografie:
- la grande cucina, con il tavolo centrale dove si svolgeva gran parte delle attività della casa,
- il "ronfò", che copriva completamente la parete nord, dove d'inverno brillava sempre il fuoco,
- la nonna, vestita di nero con i capelli candidi arrotolati sulla nuca a forma di ciambella,
il suo contegno, sempre serio e controllato, quasi dovesse proiettare la sua immagine a baluardo della casa,- il gatto (la gatta), acciambellato su di una sedia indifferente a tutto,
- la zia, che come l'ape Maia svolazza da una parte all'altra rumoreggiando con pentole e stoviglie.
Ricordo benissimo queste immagini, potrei descrivere tutto di come era allora, sin nei particolari:
entrando dalla porta rivolta a sud, sullo sfondo troneggiava il "ronfò" (una cucina in muratura che occupava tutta la parete nord) ricoperto di ceramica bianca con i bordi in ferro nero, suddiviso in vari fuochi:
alla destra il fuoco principale, provvisto di un grande fornello, che chiuso da numerosi cerchi concentrici di ferro poteva adattarsi a qualsiasi pentola, a fianco un bollitore sempre ripieno d'acqua, chiuso da un coperchio in rame con il manico in ottone, sopra, appeso al muro, un mestolo in ottone con il manico in ferro;
verso sinistra, quattro fuochi secondari, via via sempre più piccoli, riscaldati dal flusso di fiamma del fornello principale, dotati a loro volta di piccoli fornelli ausiliari per integrarne il calore,
sotto ai fuochi “piccoli”, dei ripostigli fatti ad arco, ove riporre la legna,
all’estrema sinistra partiva il camino di sfogo dei fuochi, che salendo attraverso il muro riscaldava le camere sovrastanti.
Il ronfò era sovrastato da una grande cappa anche lei in muratura ricoperta da ceramica bianca con bordi neri in ferro.
Vicino al ronfò sulla parete est un grande lavandino in marmo che poteva contenere tutte le stoviglie della casa.
Di fianco la credenza azzurra a più ripiani in cui vi erano tutte le scorte alimentari di immediato utilizzo.
Nel mezzo il tavolo di legno marrone per otto persone, circondato da sedie impagliate, quelle sedie un po' particolari, leggere e robustissime, fatte nell'entroterra di Chiavari.
Sulla sinistra nella parete sud, in una specie di alcova, la macchina da cucire, sempre ripiena di abiti e stoffe.
Da questa cucina, centro direzionale della famiglia, partivano tutte le decisioni:
- li si svolgevano contrasti e litigi;
- li avevano luogo le cose belle e brutte di tutti i giorni.
In quei tempi nulla si buttava, tutto era riciclato e la casa aveva un ciclo biologico intero, vi era l'orto ed il letamaio, le galline ed i conigli.
Da novembre a febbraio nelle belle giornate, si andava nei prati a raccogliere le bacche invernali e le erbe per fare il Preboggion:
- si partiva con la cesta e si raccoglieva in dosi precise, tanto di questo, tanto di quello .... sino al completamento della "spesa".
A volte ci si organizzava per la raccolta dei funghi e delle castagne.
Ricordo ancora i sapori di quelle cose semplici, con aromi delicati ed intensi, sapori ormai persi sia nella realtà, che nella memoria della gente, sapori di una vita, sapori forse non più apprezzati od apprezzabili.
Sapori che immaginavo fossero ricordi di quando ero bambino, riportati alla mente dalla fantasia e dall'elaborazione che la memoria fa sulle cose passate.
Sapori che invece un giorno, in un paesino disperso della costa Ellenica, ho ritrovato completamente integri e vitali, sapori che hanno risvegliato una vita passata, legata a valori adesso a noi sconosciuti.
A volte ripenso a tutto questo e la voglia di ritornare alle origini mi prende lo stomaco....
..... ma la pigrizia è più grande.
Autore: Solaxart | e-mail:solaxart@preboggion.it |