Ducato di Parma e Piacenza
Castello di Montanaro
Ducato di Piacenza
Val di Nure
Comune di San Giorgio Piacentino
Documentazione fotografica
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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Edificio di origine medievale sorto oltre sette secoli fa come fortilizio,
circondato da una vasta proprietà terriera, diviene in seguito una delle principali residenze nobiliari della campagna piacentina.
Struttura:
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Il castello si presenta oggi come un solido edificio rettangolare, con agli angoli quattro torri quadrate di differenti dimensioni.
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Al centro della facciata, a guardia del portale che dà accesso al cortile interno, si trova il mastio.
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Tutto il palazzo è circondato da un fossato asciutto.
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Una serie di edifici di servizio, un tempo scuderie e depositi di carrozze, delimitano l’ampio piazzale prativo che fronteggia la facciata.
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Dal portale di ingresso del palazzo si diparte verso nord una strada rettilinea che si connette alla via pubblica e nell’Ottocento proseguiva sempre dritta tra i campi
per cinque chilometri, sino a raggiungere la via Emilia (il cosiddetto stradone Marazzani).
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Attraverso il portale si entra nel cortile interno del palazzo, circondato da un elegante loggiato con colonne e capitelli (quelli sul lato orientale hanno fattezze di
tipo rinascimentale).
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In linea con il portale di ingresso, sul fronte opposto si apre un secondo accesso che conduce sul retro del palazzo dove in passato si sviluppava il giardino
ottocentesco.
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A sud del palazzo, un ingresso secondario collegato alla stretta via che corre nei campi coltivati.
Conservazione:
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Lo stato di conservazione
è precario, ma non disperato e progetti per il suo definitivo recupero sono
allo studio ed il ritorno del bene al suo splendore originario pare sia
consolidato.
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Nel frattempo però si hanno furti perpetrati ai danni del patrimonio artistico e decorativo, il 2002, ha visto la sottrazione delle porte settecentesche, del camino e
di un capitello del colonnato che ha provocato il crollo della colonna sottostante e di una parte del solaio.
Storia:
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Il castello è citato per la prima volta in un documento del 1180 che sancisce l’accordo tra il monastero di San Savino di Piacenza e i consoli cittadini per l’utilizzo
delle acque della zona.
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Nel 1385 il fortilizio risulta essere un bene della famiglia Cossadoca e nei secoli successivi passa ai da Rizzolo e in seguito ai Dal Pozzo Farnese e ai Portapuglia,
tutte nobili casate piacentine.
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Nel 1648 la proprietà è acquisita dai Marazzani Visconti, già possessori del castello di Paderna.
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Nel 1653, il conte Gianfrancesco Marazzani, ottenuta l’investitura feudale
da Ranuccio II Farnese duca di Parma e Piacenza, avvia la trasformazione dell’austero castello in residenza signorile.
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I figli di Gianfrancesco Marazzanilavori, Claudio vescovo di Senigallia,
Corrado, e successivamente il nipote Gian Franco, portano avanti la
trasformazione del complesso, lavori che si concludono nella metà del ’700.
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Tra le opere più importanti eseguite risaltano: la realizzazione del fossato intorno al castello, la costruzione di uno scalone d’onore per
l'accesso al piano nobile, l'allestimento di un salone per le feste ed altre sale
ornate con vari elementi decorativi.
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Tra le carte d’archivio della famiglia Marazzani Visconti Terzi, donate nel secolo scorso al Comune di Piacenza e conservate presso l’Archivio di Stato, figurano alcuni
disegni di progetti, che contempalno interventi sulla facciata principale e sugli spazi a verde, con la creazione di un esteso giardino all’italiana (di cui
però non rimangono testimonianze della loro effettiva realizzazione).
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Nel 1799 è utilizzato come base d’appoggio delle truppe austro-russe durante la campagna d’Italia contro Napoleone.
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Nel Novecento la proprietà passa in mano pubblica e durante il Fascismo è ceduto alla G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio).
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Nel 1948, diviene proprietà dell’ente commissario dei beni ex G.I.L. che stipula con l'Amministrazione Provinciale di Piacenza un contratto di locazione.
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La Provincia vi istituisce l’ "Educatorio Provinciale Pallastrelli", ente a carattere assistenziale che ha il merito di accogliere, istruire e avviare al lavoro i
ragazzi rimasti orfani a seguito della guerra, al tempo piuttosto numerosi.
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Nel 1963 la Provincia trasfersce a Piacenza e il castello di Montanaro cade in abbandono fino a che la Regione, nel frattempo divenuta proprietaria,
emette un bando per la privatizzazione dell’antico maniero.
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Grazie all'impegno del mecenate ed imprenditore Franco Spaggiari, il Castello di Montanaro verrà restaurato.
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Giorgio Eremo e Marco Horak con accurati e approfonditi studi sul castello di Montanaro producono un’opera scientificamente documentata, dimostrando come nel corso del
tempo si è evoluto il complesso e come le sue strutture siano variate fino a giungere alle forme attuali.
Con questa opera il castello di Montanaro diviene il soggetto studiato più a fondo, meglio descritto e documentato.
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