Città fortificata di Gradara
Regione Marche
Provincia di Pesaro Urbino
Comune di Gradara
Documentazione fotografica
Gradara: Vista panoramica
Gradara: Porta di accesso al Borgo (prima cinta muraria vista dall'esterno)
Gradara: Porta di accesso al Borgo (prima cinta muraria vista dall'interno)
Gradara: Porta di accesso alla Rocca
(seconda cinta muraria vista dall'esterno)
Gradara: Porta di accesso principale alla Rocca
(seconda cinta muraria vista dall'interno)
Gradara: la Rocca (le torri angolari poligonali con scorcio dei camminamenti di ronda lungo le mura
e di una porta di accesso)
Gradara: Il Mastio
Gradara: Uno scorcio degli interni che conservano intatti i mobili e gli arredi dell’epoca
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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La costruzione ha inizio attorno al XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che carpiscono la zona al comune di Pesaro
e costruiscono una importante torre sulla vetta della collina.
Struttura:
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Due cinte murarie con tre ponti levatoi proteggono il paese e la Fortezza, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri.
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La rocca sorge su una collina a 142 metri sul livello del mare, protetta da tre torri poligonali poste ai lati e dal mastio (torrione principale)
quadrato che si innalza per 30 metri dominando l’intera vallata.
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Il piccolo borgo di Gradara è raccolto tra la prima e la seconda cinta muraria.
Conservazione:
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La Rocca di Gradara e il suo Borgo Fortificato rappresentano una delle strutture medioevali meglio conservate d’Italia.
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Gli interni conservano intatti i mobili e gli arredi dell’epoca.
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Il borgo, posto tra la cinta delle mura malatestiane (sec. XIV), conserva integra la struttura urbana.
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Camminamenti di ronda percorribili permettono di ammirare la struttura delle mura e il panorama che si estende dagli Appennini al mare.
Storia:
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La costruzione della città ha inizio attorno al XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo, che carpiscono la zona al comune di Pesaro
e costruiscono sulla vetta del colle una possente torre quadra.
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Nel XIII secolo Malatesta da Verucchio detto il Centenario, con bolla di Bonifacio VIII, si impossessa della torre dei De Grifo e ne fa il mastio della attuale Rocca.
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Tra il XIII ed il XIV secolo i Malatesta fanno costruire l'attuale Fortezza e le due cinte di mura che inglobano rispettivamente il borgo e le rocca.
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Nel settembre del 1289 Paolo Malatesta e Francesca da Polenta (Paolo e Francesca) cadono, trafitti dalla spada di
Giangiotto Malatesta.
“Amor, ch’ha nullo amato amar perdona ...... ”
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Nel 1463 Federico da Montefeltro al comando delle milizie papali espugna la Rocca, finisce così il dominio dei Malatesta su Gradara.
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Dal 1445 al 1513 il vicariato di Gradara è affidato agli Sforza di Pesaro (Guelfi, fedeli alleati della Chiesa).
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Nel 1494, il papa Alessandro VI Borgia dà in sposa a Giovanni Sforza la quattordicenne figlia Lucrezia Borgia.
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Nel 1497, per necessità politiche del Papa, il matrimonio è sciolto e Giovanni Sforza ha salva la vita perché accetta di firmare un documento in cui ammette (falsamente)
di essere impotente.
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Dal 1500 al 1503 Gradara è governata da Cesare Borgia detto il Valentino, fratello di Lucrezia.
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Nel 1513 Papa Giulio II, salito al soglio pontificio, affida Gradara al nipote Francesco Maria II Della Rovere, famiglia che governa Gradara sino al 1631.
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Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca è amministrata dal papato che la concede in “enfiteusi” (un particolare tipo di affitto) al conte
Santinelli, successivamente ceduto agli Omodei di Pesaro, agli Albani ed nella seconda metà del 1700 al marchese Mosca di Pesaro.
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Nel 1877 la Rocca diviene proprietà comunale che la cede al conte Morandi Bonacossi di Lugo.
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Nel 1920 l’Ing. Umberto Zanvettori di Belluno la acquista per tre milioni di lire e disponendo di ingenti finanze, chiama collaboratori di fama per un preciso e
delicato intervento di restauro in relazione a quello compiuto quattro secoli prima da Giovanni Sforza.
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Nel 1928, in procinto di morire, Umberto Zanvettori vende la Rocca allo Stato italiano con clausola di usufrutto vitalizio a favore della moglie Alberta Di Porta Natale.
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Alberta Porta Natale dedica grandi energie al mantenimento della Rocca che diviene, escludendo le sue stanze private, accessibile al pubblico.
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Nel 1983, alla morte dell’usufruttuaria, la Rocca diventa pienamente pubblica.
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