Torre Medievale di Mandello Vitta
Regione Piemonte
Provincia di Novara
Comune di Mandello Vitta
Documentazione fotografica
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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La torre doveva far parte di una più grande fortificazione, di cui non vi è più traccia, posta a difesa del “borgofranco” che destinata al controllo del traffico
e al pagamento dei pedaggi.
Struttura:
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Attualmente, del castello (“castrum”), che si suppone si sviluppasse attorno alla torre posta all’ingresso del paese, non vi è più alcuna evidente traccia.
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La torre è alta circa trenta metri, a pianta quadrata, in mattoni.
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Sul fronte di levante si nota, alla base, la presenza di un grande arco di scarico che sovrasta, a circa tre metri dal suolo, la porta di accesso.
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Sul lato settentrionale della torre è apposto uno stemma in pietra della famiglia Caccia circondato da armi affrescate.
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L'edificio presenta momenti successivi di edificazione:
- il primo intervento fra i secoli XII e XIII, corrispondente al periodo di fondazione del borgo,
- il secondo in epoca gotica e tardogotica, in cui la sommità della torre sarebbe stata ricostruita e coperta con tetto in coppi.
- un ultima ristrutturizzazione si caratterizzerebbe intorno al 1594.
Conservazione:
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La torre è uno dei pochi edifici in area novarese perfettamente conservati.
Storia:
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Il paese prende il nome dal suo fondatore, il podestà novarese Robaconte da Mandello, milanese originario di Mandello del Lario (Lecco), che nei primi anni del 1200
nella pianura poco distante dal fiume Sesia, organizzò un borgo franco sull'arteria medievale denominata "strada Biandrina", che univa Biandrate a Romagnano e
alla Valsesia.
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Sul luogo doveva esistere, molto tempo prima della creazione del borgo franco, un insediamento longobardo, come lasciano supporre i resti di un sepolcreto venuto alla
luce, in cui in un sarcofago è stata trovata quasi intatta una coppa di vetro del IV secolo di squisita fattura, con la scritta "Bibe, vivas multis annis" (Bevi e
camperai a lungo), ora sita al Museo archeologico di Milano.
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L'arteria stradale sulla quale sorgeva il nuovo borgofranco consentiva non solo di mantenere sicuri e rapidi rifornimenti fra la pianura e le valli alpine, ma
controllava gran parte del corso orientale del fiume Sesia.
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La torre mostra con evidenza la sua originaria destinazione di controllo e di riscossione dei pedaggi, in quanto sotto i suoi due archivolti, ora murati, passava
la strada biandrina e quindi risultava facile alla postazione di guardia imporre il volere dell'autorità.
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Nei pressi della torre, è stata in seguito costruita una residenza dei Caccia, famiglia presente sul luogo già dai primi anni del 1500, come risulta da un bando del
primo marzo 1535 del Duca di Milano Francesco II Sforza.
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I Caccia tennero il possesso di Mandello fino al XVIII secolo.
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In seguito del feudo fu investita la famiglia Vitta, che incise profondamente sulla storia del Comune tanto che, dopo l'Unità d'Italia, nel 1863, il Comune mutò la
propria denominazione in Mandello Vitta.
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Nel 1928 il Comune di Mandello Vitta fu unito a quello di Vicolungo per formare un nuovo comune con denominazione Vicolungo.
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Nel 1954 con "d.p.r. 24 dicembre 1954" venne decretata la ricostituzione del comune autonomo di Mandello Vitta.
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