Rocca di Maccastorna o Belpavone
Regione Lombardia
Provincia di Lodi
Comune di Maccastorna
Documentazione fotografica
La Rocca di Maccastorna :
il lato Sud
La Rocca di Maccastorna :
il lato Sud Ovest; in evidenza le mura di cinta "sbocconcellate" e l'ampio fossato di difesa ormai ridotto a prato.
La Rocca di Maccastorna :
il lato Sud Est; la possanza della costruzione.
La Rocca di Maccastorna :
il lato Est; lo "pseudo" rivellino d'entrata (pseudo perché non si stacca dalla costruzione e non possiede un ulteriore ponte levatoio tra il
rivellino ed il castello).
La Rocca di Maccastorna :
il lato NE; in evidenza lo "pseudo" rivellino d'entrata e le mura di cinta interrotte e non più presenti sul lato Nord.
La Rocca di Maccastorna :
il lato Nord; in evidenza il torrente che alimentava il fossato intorno al castello e la mancanza di mura di cinta.
La Rocca di Maccastorna :
lo "pseudo" rivellino d'entrata con lo scasso per il bolzone del ponte levatoio pedonale, mancano quelli del ponte levatoio carrabile.
La Rocca di Maccastorna :
l'entrata dello "pseudo" rivellino (notare la mancanza del ponte levatoio interno), sulla destra il passaggio pedonale ora chiuso.
Descrizione
Tipologia:
Struttura:
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Complesso a pianta trapezoidale tendente al rettangolo.
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Il lato meridionale e il lato nord presentano un tracciato concavo ed al centro un torrione merlato.
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Il lato orientale presenta una torre d'ingresso quadrangolare preceduta da uno pseudo rivellino merlato ed affiancata da un corpo di maggiore spessore a destra.
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Il lato nord è inserito fra due torri merlate (angoli nord-est e nord-ovest).
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Cinque delle otto torri originarie sono state "abbassate" a livello delle murature perimetrali.
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Caratteristico di tutta l'architettura è l'apparato quasi continuo retto da beccatelli a mattoni digradanti e la cinta merlata che un tempo cingeva tutta la rocca ora
limitata agli angoli sud-est e sud-ovest.
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Una lunga balconata sorretta da mensoloni in pietra o legno si estende lungo i lati nord, sud e parte dell'est, sormontata da un tetto a falda unica a sua volta
sorretto da piccoli pilastri in legno.
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Sei balconi rientranti e allineati con la muratura interna contraddistinguono il piano superiore del lato ovest, in corrispondenza delle stanze da letto degli ospiti.
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Alla fine del '800 l'acqua del fossato ed il relativo il ponte levatoio sono stati sostituiti da un prato e da un ponte in muratura.
Conservazione:
- Strutturalmente integro
- Uso abitazione ed azienda agricola
Storia:
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La rocca di Maccastorna era un fortilizio chiamato "Belpavone", costruito per difendere il prospiciente passo sull’Adda, posto al confine naturale tra il territorio
lodigiano ed il Cremonese, in posizione estremamente strategica per chiunque volesse esercitare una qualsiasi forma di egemonia sull’intera regione.
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Sorge in prossimità della riva destra dell’Adda, proprio dove il fiume disegna una delle ultime anse prima di gettarsi nel Po, lembo di Pianura Padana bagnato dalle
ultime propaggini dello scomparso lago Gerundo.
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Di costruzione molto antica, si ha la prima certa testimonianza nella seconda metà del XIII secolo.
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Il nome di Maccastorna, che si sostituì a quello di Belpavone, è derivante da una famiglia ghibellina di Cremona, detta de Mancastormis, che dominò il paese in quei
periodi.
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Nel 1271, i guelfi cremonesi attaccarono la rocca e dopo un assedio culminato con la parziale distruzione del fortilizio si impossessarono del paese e dei territori
limitrofi.
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Tra XIII e XIV secolo non si hanno che scarne notizie in merito ad altri accadimenti verificatisi presso la rocca di Maccastorna.
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Nella prima metà del XIV secolo fu acquisito dalla nobile famiglia milanese dei Vincemala e con essi, il primitivo “fortino” subì una radicale trasformazione,
mutandosi da edificio prettamente militare, in struttura parzialmente residenziale.
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Nel 1381 il castello fu acquistato da Bernabò Visconti e da questi successivamente ceduto in dono al figlio Lodovico.
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Nel 1387 divenne un feudo del veronese Guglielmo Bevilacqua.
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Nel 1402, in seguito alla morte di Gian Galeazzo Visconti, Ugolino Cavalcabò, estende, con le armi, il proprio dominio sul borgo di Maccastorna e sulla sua rocca.
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Nel 1404 Ugolino Cavalcabò dopo essere stato incarcerato da Giovanni Maria Visconti fu costretto a rinunciare a gran parte dei propri possedimenti, perdendo anche la
sovranità sulla rocca del Bel Pavone.
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Carlo Cavalcabò, nipote dello stesso Ugolino cedette il feudo al fido Cabrino Fondulo.
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Diversamente dai suoi predecessori Cabrino Fondulo scelse di stabilirsi nel borgo e fece realizzare una serie di opere volte ad abbellire e fortificare la rocca, in
grave stato di degrado dopo anni di sostanziale abbandono.
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Nella primavera del 1406 Ugolino Cavalcabò, sfuggito alla prigionia, giunse a Maccastorna per rivendicare i vantati diritti di proprietà sul castello, ma gli avvenimenti
non volsero a suo favore e Cabrino Fondulo mantenne il proprio dominio su Maccastorna.
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Nel luglio del 1406 Carlo Cavalcabò, signore di Cremona, si recò a Milano per siglare con Gian Maria Visconti un compromesso di pace.
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Il 24 luglio del 1406 al ritorno da Milano, Carlo Cavalcabò invitato da Cabrino Fondulo, si fermò alla Rocca di Maccastorna per un breve soggiorno, ma né Carlo né
alcuno dei suoi uscì vivo dal castello del Bel Pavone e la signoria di Cremona passò a Cabrino Fondulo.
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Nel 1417, il duca di Milano Filippo Maria Visconti, concesse il feudo a Galeotto Bevilacqua, appartenente alla famiglia originariamente proprietaria dello stesso.
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Carlo Biancardi infine acquistò terre e maniero.
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