Castello Ginami
Regione Lombardia
Provincia di Bergamo
Comune di Gromo
Documentazione fotografica
Descrizione
Tipologia:
Origini:
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La zona di Gromo fu concessa in feudo da Federico II, nipote del Barbarossa, alla famiglia Ginami dei Licini, che si era trasferita in quelle terre a causa delle lotte
di fazione tipiche di quei tempi.
- Questa famiglia venne a vie di fatto con alcune famiglie guelfe della bergamasca, tra le quali quella dei Colleoni, per cui dovette abbandonare
frettolosamente Bergamo.
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Il castello venne costruito, intorno al XIII secolo, come fortezza a protezione dell’accesso alla valle Seriana, alle miniere d'argento poste sul territorio di Gromo
e di Ardesio e quelle del ferro nel territorio di Lizzola Valbondione.
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Gromo durante il Medioevo era soprannominato "la piccola Toledo" in quanto numerose fucine attive, ne facevano un centro molto importante per la lavorazione del ferro,
con la realizzazione di spade, alabarde, scudi e corazze.
Struttura:
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Il castello sorge sullo sperone di una roccia, in posizione dominante sul punto di transito obbligato della valle del Serio.
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Il complesso usato quale rifugio e residenza famigliare, è stato costruito con grossi conci rozzamente squadrati ed è formato da un corpo centrale rettangolare, da due
ali di fabbrica e dalla torre centrale che svetta sulla piazza.
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L'imponente torrione duecentesco costituisce il vertice del castello affermando ancora oggi la destinazione militare della costruzione.
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Due corpi di fabbrica realizzati in tempi successivi si innestano nella costruzione originaria; nello spazio rimasto tra le due ali è stato ricavato un elegante
cortiletto.
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Il parco-giardino è stato realizzato su diversi livelli, separati da muretti in pietra e comunicanti tra di loro per mezzo di scalinate.
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Il castello rimase immutato nella sua struttura originale fino al XVI sec, quando la Repubblica Veneta impose la sostituzione del piccolo ponte levatoio
e la porticina d'ingresso con una struttura più ampia, al fine di diminuire la potenzialità difensiva dell'insieme.
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Da allora vi furono altre trasformazioni che mutarono il carattere medioevale anche all'interno dell'edificio, così portando alla costruzione un aspetto sempre più
di abitazione civile.
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Negli anni cinquanta fu realizzato il dipinto di San Cristoforo per coprire nuove modifiche.
Conservazione:
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Nei restauri del 1952 riprese luce l'antica facciata in muratura in grossi conci di pietra squadrati e posti in corsi regolari sul lato rivolto verso la piazza.
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Dal 2013 la proprietà viene acquisita dalla famiglia Gabbiadini, che provvede ad eseguire lavori di consolidamento a tutta la struttura muraria e alla torre.
Storia:
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Il castello venne costruito come fortezza e come protezione della miniera d'argento, la sua posizione dominante era riparata a est dalla scarpata sul fiume Serio,
a ovest dall'avvallamento che si collegava al territorio attraverso un ponte levatoio, e che fu demolito come imponeva la dominazione veneta, mentre intorno era
circondato da mura.
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La famiglia Buccelleni, originaria di Bergamo, fu tra le prime famiglie non solo a estrarre e lavorare il ferro per farne lame di spada, ma a commercializzarle,
tanto che nel XIV secolo la famiglia sarà padrona del castello che verrà ampliato e dei fabbricati che vi sorsero intorno.
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Nel 1324, Giorgio de Zoppo di Bergamo, di fazione guelfa, dovette fuggire dalla sua abitazione chiedendo ospitalità a Bono Bucelleni nel castello di Gromo.
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Qui conobbe la figlia Anexina, che sposò in seconde nozze, lasciandola erede con testamento del 28 luglio 1342, conservato nell’Archivio di Stato di Milano, delle
sue proprietà, dandole la possibilità di farsi monaca.
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Anexina nel 1343 fondò nella sua casa, il monastero di Santa Maria de Turre a Torre Boldone diventandone badessa.
- Nel 1492 venne costruita un'ala sopra la roccia ai piedi della quale scorre il fiume, che crollò nel 1919 a causa dell'esplosione di alcune mine durante i
lavori per la realizzazione dell'attuale strada provinciale.
- Dal 1501 al 1549 il nobile Daniele Bucelleni vi esercitava la professione di notaio, professione molto importante sul territorio in quanto la vendita delle spade
veniva correlata da atti notarili che ne attestavano la qualità dell'acciaio, la scadenza delle consegne e dei pagamenti.
- Nel 1569 la figlia di Daniele Bucelleni vende il castello e tutte le proprietà alla famiglia Ginami.
- Nel 1553 una delibera del consiglio dei capifamiglia di Gromo ordina la realizzazione di una campana da porre sulla torre “pro faciendo unam campanam quae
ponatur superius turis castri dominorum de Becellenis”, campana autorizzata anche dalla famiglia del castello, ma che non venne mai costruita.
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A Gromo si producevano spade di qualità, più di 1000 lame al giorno, ma il 1° novembre 1666, un’alluvione devastante del torrente Goglio spazzò via tutte le fucine,
a ciò seguì una crisi da cui Gromo non riuscì più a risollevarsi ed il paese perse d’importanza.
- Nel 1760 iniziarono le decorazioni agli interni del castello, con i dipinti delle sale rivolte alla piazza del paese, che continuarono nel 1836 con gli affreschi,
di gusto neoclassico, sulle pareti delle sale.
- Nei saloni del castello si possono ammirare pregevoli collezioni di armi antiche, costruite nelle famose fucine di Gromo, e di crocifissi, ai quali è dedicata
un'intera stanza.
- Dipinti di splendida fattura e oggetti artistici in peltro arricchiscono gli ambienti, mentre grandiosi lampadari in cristallo di Murano stanno a testimoniare i
frequenti contatti con Venezia.
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